Ho visitato la Fondazione Giuseppe Mozzanica, l’atelier dello scultore brianzolo affacciato sulle colline di Montevecchia
La Brianza, a metà tra le provincie di Milano, Monza e Lecco, è spesso sottovalutata, pensando che ci sia poco da fare o da vedere. Grazie all’iniziativa Ville Aperte, che si ripete ogni anno in primavera e in autunno per due weekend ciascuno, ho visitato la Fondazione Giuseppe Mozzanica a Merate (LC), atelier dello scultore e una delle rare gipsoteche presenti in Italia. In questo articolo vi racconto i dettagli della mia visita, che consiglio a tutti gli amanti dell’arte e anche a chi desidera scoprire gemme nascoste del proprio territorio.
La Fondazione Giuseppe Mozzanica in Brianza
In un’intima corte di una frazione di Merate, nella Brianza Lecchese, c’è un atelier che ripercorre la vita e il lavoro di un artista timido, che poco amava stare sotto i riflettori, lasciando invece la parola alle sue opere: lo scultore Giuseppe Mozzanica. Un po’ di contesto: Giuseppe Mozzanica nasce negli ultimi anni del 1800 a Sabbioncello di Merate da una famiglia di contadini che poco aveva a che fare con l’arte. Contravvenendo alla volontà del padre, Giuseppe si appassiona alla scultura e prosegue gli studi in tal senso, passando dalle scuole domenicali di disegno all’Accademia di Belle Arti di Milano e iniziando così una strada che avrebbe saputo regalargli tante soddisfazioni.


La Fondazione a lui intitolata è curata dai figli e dai nipoti ha come aspirazione quella di preservare e far conoscere le opere di Giuseppe, oltre ad un obiettivo più didattico e cioè educare le persone all’arte e alla riscoperta del valore della bellezza e mostrare tutte le fasi di realizzazione di un’opera. E infatti sono perfettamente d’accordo nell’affermare che visitare la Fondazione Giuseppe Mozzanica è un viaggio alla scoperta del processo creativo e manuale di come viene alla luce una scultura.La visita ha inizio dal laboratorio dove sono esposti calchi e opere in gesso, cioè le cosiddette opere prime che costituiscono appunto il modello prima di passare a plasmare la scultura vera e propria, in marmo, argilla, bronzo.


Mani, braccia, teste, frammenti di corpi e dettagli, accanto agli strumenti di lavoro: immergersi in una gipsoteca ha un fascino incredibile ed è un’esperienza non così comune, dal momento la conservazione di un’opera in gesso è tutt’altro che semplice e questo spiega perchè le gipsoteche esistenti (in Italia) si contano sul palmo di una mano.


A questo punto, dopo aver attraversato un piccolo giardino, si arriva al cuore della Fondazione: in quella che a primo impatto potrebbe sembrare una serra, riposano una accanto all’altra le sculture in gesso. Modelli di uomini, donne, persone semplici e autorità politiche e religiose, monumenti funebri: qualunque sia il personaggio da plasmare, Giuseppe Mozzanica era solito utilizzare dei modelli della vita reale e per questo, anche per cariche d’alto livello come il vescovo di Lecco, utilizza la figura del postino del suo paese.


Si nota subito la meticolosa attenzione ai particolari che faceva di Giuseppe un grande perfezionista: guardate i dettagli delle trecce, i fili di capelli, le pieghe degli abiti. Tra le curiosità, vi è il fatto che quando doveva scolpire una statua che portava dei vestiti, egli realizzava prima il corpo nudo, per esser sicuro di rappresentare nel modo più vicino alla realtà le forme del corpo.


Infine, ritornando verso la corte iniziale, vi sono le sale della pittura alla quale Giuseppe Mozzanica si dedicò negli ultimi anni di vita quando scolpire per lui era diventato fisicamente faticoso. I quadri ritraggono la quotidianità e i paesaggi di casa, la sua Montevecchia che vedeva dalla finestra; in questo contesto storico, egli andava controcorrente rispetto alle avanguardie del Novecento.


Informazioni pratiche
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- Dove si trova: Via Vicolo chiuso 5, Merate (LC)
- Orari: la fondazione offre visite guidate su prenotazione oppure durante alcuni appuntamenti annuali, come Ville Aperte in Brianza, clicca qui per saperne di più
- Prezzo: gratis o offerta volontaria