I liutai non fanno liuti, ma violini, viole e violoncelli. Sono entrata nella più antica liuteria di Cremona e vi racconto com’è!
I liutai non fanno i liuti, ma i violini, le viole e i violoncelli. Sembrerà strano, ma nessuno al Museo del Violino di Cremona è in grado di spiegare l’origine di questo disguido della lingua italiana. Quello che si può spiegare, invece, è come nasce un violino e per sentirmelo dire sono andata nel luogo più antico (ancora in attività) dove vive l’arte della liuteria: la bottega di Stefano Conia. “Li portate dall’Ungherese?”, domanda qualcuno. Sì, perché Stefano è in realtà Yshtvan, arriva dall’Ungheria ed è lì che ha imparato dal padre a costruire i primi violini. Trasferitosi in Italia, ha poi studiato ed ha aperto la sua bottega nel 1972 in un cortiletto di corso Garibaldi 95, al riparo dal viavai cittadino. Nella liuteria ci lavora anche l’altro Stefano Conia, il figlio – scopro anche una tradizione ungherese e cioè chiamare il primogenito con il nome del padre.


E’ Stefano Conia figlio che ci accoglie. Mentre fuori la città è avvolta dal profumo dolce del torrone, entrando il registro cambia subito: è l’odore del legno tagliato, delle resine a prender possesso di ogni sensore olfattivo. Violini appesi, sagome di violini, scaglie di legno, barattoli, un’infinità di cacciaviti e attrezzi: non c’è un centimetro vuoto e a starci in 15 in piedi si fa fatica a girarsi. In questi 12 mq nascono violini che verranno spediti soprattutto in Asia e America, a musicisti, collezionisti e (tanti) commercianti. “Collaboro con tanti commercianti, mi piace l’idea di aver un pezzo in ogni parte del mondo, anche se non so dove”. A toccare con mano il pezzo di legno da cui deriva il violino viene in mente una scultura che piano piano prende forma da un pezzo di roccia.


Ma quanto costa un violino? Stefano Conia (il giovane) risponde che per fare un violino interamente a mano come fan qui, ci vogliono dalle 200 ore di lavoro, cioè 2 / 3 mesi di lavoro. Ma il vero viaggio parte prima: i legni di acero e abete da cui nascono i violini vengono acquistati freschi (cioè tagliati da un anno) e aspettano anni nel magazzino prima di esser utilizzati, perchè perdano l’umidità.
Tornando alla questione dei prezzi, si può tranquillamente dire che in media un violino di questa bottega costa 12.000 €. “Ci sono anche i violini da 100 €, quelli Made in Cina”. Sì, perché anche in questo settore si copia tutto, anzi, quasi tutto. Per scoprire l’autenticità di un violino basta sbirciare all’interno e cercare la firma del maestro liutaio. Inoltre ogni strumento è corredato da un certificato che contiene anche il proprio nome unico. I due Stefano hanno un metodo diverso per decidere il nome: nessun rito scaramantico per Stefano Conia padre che guarda il nome del santo del giorno sul calendario.


Quella della liuteria cremonese è una tradizione antichissima, dal 2012 riconosciuta come Patrimonio dell’Unesco. Perché proprio Cremona (qui la guida alla città)? Anche questo non è certo. Si rimanda ad una serie di fortuite coincidenze, tra cui la presenza di tanti artigiani volenterosi, tante chiese in cui si suonava la musica sacra, l’arrivo di Monteverdi e altri compositori che hanno iniziato a commissionare strumenti e far arrivare a Cremona la propria merce. Il primo maestro liutaio di cui si ha traccia è Andrea Amati, nella cui bottega impararono l’arte di fare i violini Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri del Gesù. Amati, Stradivari e Guarnieri sono le 3 grandi famiglie di liutai, i cui violini ospitati nello “Scrigno dei Tesori” del Museo del Violino di Cremona, valgono fino a 50.000 €.
Tutti possono visitare una liuteria cremonese: si può esser fortunati e chiedere al liutaio oppure la procedura convenzionale prevede di passare dall’Info Point della città e prenotare una visita guidata.

